Il percorso di visita
Il Parlatorio
“Quello che provai allorché scorsi il mio babbo adorato che mi aspettava in parlatorio!…. Quello che provai allorché appoggiai le mie mani tremanti a quella grata! Avrei voluto buttarmi tra le sue braccia, e quella grata dura e fredda stava li, fra di noi, fra il padre e la figlia che si rivedevano dopo esser stati sul punto di non vedersi mai più.”
Queste sono le parole con cui Giovanni Verga, in “Storia di una capinera”, romanzo epistolare della fine del XIX secolo, descrive il parlatorio di un monastero di clausura.
Il parlatorio era il luogo in cui avvenivano gli incontri fra le suore ed i parenti in visita, luogo unico – in passato – in cui il mondo esterno e quello monastico si incontravano fisicamente, anche se solo parzialmente.
L'importanza del Parlatorio
Attraverso le grate,
il contatto con il mondo esterno
Il Parlatorio e il suo valore
storico-artistico
Nella sala ci sono sette grate attraverso le quali le suore del convento potevano avere colloqui con chi si avvicinava al monastero. L’incontro tuttavia, era mediato proprio dalla presenza della grata e, quindi, il contatto fisico era impossibile.
Dal punto di vista storico-artistico, di notevole interesse è la pavimentazione, realizzata in terracotta e pietra calcarea, e risalente alla prima edificazione del monastero, quella del periodo medievale.
Nel Monastero di San Benedetto, il parlatorio veniva utilizzato non soltanto per le visite dei parenti ma anche, quando era attivo l’Istituto Scolastico San Benedetto, per gli incontri scuola-famiglia, ed oggi è ancora impiegato per rilevanti eventi di natura spirituale e culturale.